Inseguire la felicità

9 09 2007

Un articolo dal titolo “La ricchezza dell’infelice” di Franco Carlini (recentemente scomparso¹) mi ha fatto ripensare al film di Muccino “La ricerca della felicità“, ad una serie di riflessioni che mi aveva ispirato e alla schiera di sentimenti che mi aveva provocato.

Il sogno americano è ormai entrato nel DNA degli europei. Per questo è sempre più difficile, per me di sicuro, distinguere tra felicità e reddito. Per questo quel film mi ha commosso proprio nel momento in cui Chris (Will Smith) ottiene finalmente il lavoro tanto sofferto e sognato.

Il giorno dopo mi chiedevo il perché di quella commozione, da che pensiero fosse stata prodotta. Mi sono accorto che in quel momento condividevo non tanto la sorte di Chris, quanto le sue scelte, il suo modo di vedere la vita, le opzioni (fondamentali, diremmo oggi) per cui aveva lottato. Non ero così consapevole che lui stesse lottando per ciò che credeva essere la felicità. Soltanto quando mi sono fermato (potere delle immagini: vanno più veloci delle parole), mi sono risvegliato.

Cos’è che mi aveva fatto trasalire? Che pensieri, per fortuna (anche se in ritardo), si erano messi a remare contro quell’idillio metropolitano che la sera prima mi aveva quasi convinto?

Più o meno questi:

  • Per che cosa aveva sopportato di dormire e di far dormire il proprio figlio nei ricoveri per i senza tetto o nei bagni pubblici della metropolitana? Per trovare finalmente lavoro? No, per avere il lavoro che sognava: ovvero per avere un reddito alto.
  • Non poteva cercare un lavoro più umile, ma il cui salario, unito a quello della moglie (che già faceva i doppi turni) desse “da che vivere” alla sua famiglia? E non poteva farlo prima, visto che l’attività di vendere quei macchinari “rivoluzionari” era palesemente fallita?
  • Su venti accettati allo stage solo uno ce l’avrebbe fatta. Valeva la pena di rischiare così tanto? C’erano solo il 5% delle possibilità che non finisse a vivere per sempre sotto i ponti.
  • Era giusta quella frase detta al figlio (del tipo: “rincorri i tuoi sogni fino alla fine e non permettere che nessuno te ne distolga”)?
  • Come si presentava la figura della madre? Come quella di tante/i che di fronte ai sacrifici abbandonano la famiglia dicendo: “sono stanca/o di vivere così, devo pensare a me stessa/o, in fondo la vita è mia”. E cosa ti sei sposata/o a fare?

L’articolo di Franco Carlini ha aggiunto vocaboli alle mie sensazioni e riflessioni: tutte le scelte di Chris sarebbero frutto di una focus illusion:

«…la cosiddetta focus illusion, avviene quando una persona, nel formulare un giudizio, dà un peso eccessivo a uno dei fattori in gioco, sottostimando gli altri.
Nel caso della felicità, l’illusione consiste nel valutare eccessivamente l’importanza del livello di reddito ai fini del proprio star bene (well being) personale. Questo capita soprattutto quando agli intervistati viene chiesta una stima generale della propria felicità, la qual cosa è peraltro assai difficile da misurare e molto dipende da cultura, storia, ambiente sociale e valori da esso convogliati. Un altro modo, che la squadra di ricerca ha adottato, è di chiedere più «banalmente» una stima del proprio stato d’animo in diversi momenti della giornata appena trascorsa. È quella che viene chiamata la felicità sperimentata, contrapposta alla soddisfazione globale di vita. Nell’esperimento venne chiesto a 1400 lavoratrici di valutare la percentuale di tempo in cui erano state di cattivo umore nel giorno precedente e in questo caso la felicità/infelicità è risultata scarsamente correlata al livello di reddito – ovviamente appena si stia al di sopra di una certa soglia di reddito dignitoso, quello che non comporta continui problemi per tirare avanti.»

Come avrai capito dalle pagine di questo blog, le mie risposte le cerco in Dio. Anzi è meglio dire: le chiedo a Dio. Ecco cosa risponde su questo tema:

«Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.» (Mt 6, 31-34)

«Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
“Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,
nell’abbandono confidente sta la vostra forza”.
Ma voi non avete voluto» (Is 30,15)

¹recentemente scomparso: termine che noi cristiani dovremmo evitare. Scomparso è voce che va bene per chi non sa dove sia finito o, peggio ancora, che crede che sia finita così. D’ora in poi userò quindi altri termini: “nato al cielo” (se sono convinto che sia finitò lì), “terminato la sua vita qui con noi”, etc.