Lasciarsi amare

30 08 2007

Ho conosciuto la grinta e la fede trascinante di Daniel-Ange alla convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito di quest’anno. In questi giorni sto leggendo un suo libro su Teresa di Lisieux, una serie di meditazioni sulla sua vita e santità.

C’è un passo che mi ha fatto nuovamente riflettere sulla dinamica tra ascesi e grazia. Troppo spesso crediamo di dover crescere nel cammino spirituale con sforzi e forze che cerchiamo di attingere (titanicamente) dalle nostre riserve. La verità è che senza intervento di Dio non possiamo fare niente. Come scrive Panikkar: “La mia perfezione è cosa più sua (di Dio) che mia. Il mio lavoro si riduce a non porgli ostacoli, a non disturbarlo, a lasciarlo fare, a dirgli di sì – come Maria. (…) Non si deve certamente cadere in un quietismo orgoglioso, ma nemmeno in un attivismo ingenuo”.

Teresa insegna alla perfezione questa via:

«Se egli è così, allora non si tratta tanto di amare quanto piuttosto di lasciarsi amare (cosa ben più difficile); non tanto di dare quanto di accettarsi. Ossia riceverci dalle sue mani come egli vuole che siamo, come ci vede già nella gloria.
Riflettiamo su questo sguardo anticipatore di Dio!
Teresa, perciò, oserà dire: “Non c’è bisogno di crescere. Devo cercare di restare piccola… Mi rallegro di essere povera; desidero divenirlo ogni giorno di più… Trovo la mia gioia nel vedermi imperfetta”.
Due frasi folgoranti:
“Non avendo niente riceverò tutto da Dio”.
“È Gesù che fa tutto, io non faccio niente”.»